AI TEMPI DEL CORONAVIRUS: il lavoro

Parliamo di cambiamento, quello già avvenuto in maniera repentina e inaspettata, e quello più graduale che sta avvenendo sotto i nostri occhi. Sappiamo che i cambiamenti sono di per sé graduali : passare da un’ottica del controllo  a un’ottica   dell’obiettivo, che premia i risultati con un ‘occhio attento al rischio di dipendenza e di stress lavoro correlato richiede un accompagnamento appunto graduale . La necessità di accompagnare le aziende in un cambiamento non solo delle condizioni concrete in cui si andrà a operare( pensiamo a tutte le misure di protezione e distanziamento) ma anche della gestione delle risorse umane che si troveranno, aldilà dei diversi ruoli organizzativi, a sperimentare un ambiente nuovo sia dal punto concreto che relazionale , che dal punto della percezione psicologica che sappiamo influenza in maniera così importante i nostri comportamenti.

Così pure torna  l’elemento incertezza/imprevedibilità e rischio della certezza del lavoro . Perdita del lavoro e riconversione sul mercato e dunque riqualificazione, incontro domanda-offerta, sicurezza sul lavoro, turnazione,orari, ecc ci danno anche qui la possibilità di pensare con più ampio respiro alla Sicurezza e alla Salute sul lavoro (salute non solo come assenza di malattia ma come uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale- Organizzazione Mondiale della Salute ).

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AI TEMPI DEL CORONAVIRUS: il lavoro

Anche nel mondo del LAVORO il Covid19 ha impattato diversamente le diverse categorie di lavoratori (aziende, dipendenti,lavoratori autonomi, lavoratori irregolari). L’introduzione improvvisa e massiccia di una modalità di lavoro intermedia tra Telelavoro (si intende un lavoro che si svolge a distanza rispetto alla sede centrale: diffusosi negli anni ’70 grazie allo sviluppo delle tecnologie informatiche, i teleworkers lavoravano per lo più da casa o in un luogo specifico decentrato mentre per la smart working (disegno di legge del gennaio 2016) ,lavoro agile,non è più obbligatorio legarsi a un luogo fisico fisso in cui lavorare oltre ad altre misure specificate nel disegno di legge),  e smart working ha polverizzato i confini tra vita e spazi lavorativi e vita/spazi privati. Secondo lì Osservatorio Nomisma nell’aprile 2020 le persone che lavorando da casa salgono da 570mila  2milioni circa in maniera appunto repentina. Sappiamo che il lavoro agile può portare benefici sia per i datori di lavoro in risparmio di costi che per i lavoratori in risparmio di spostamenti, flessibilità) che per l’ambiente che vede minori flussi di trasporto. Allo stesso tempo è una modalità che ( come indica Legge 81/2017) richiede di essere  applicata in maniera graduale ,  con il consenso di datore di lavoro e lavoratore, verificando le condizioni tecnologiche ma anche familiari (pensiamo a questo periodo in cui a gestione dei bambini era problematica) all’interno di un cambiamento culturale di più ampio respiro.

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SMART WORKING: strutturare il lavoro in home office

 

Lavorare in smart working a tempo pieno o part time, ad esempio solo alcuni giorni la settimana, presenta lati positivi e negativi.
La prima cosa da fare è organizzare la propria quotidianità, se necessario con un programma orario, avendo cura di condividere le pause con i vostri familiari. Saranno momenti importanti da passare insieme agli altri componenti  della vostra famiglia.

Uno dei lati faticosi può essere quello di farsi risucchiare dal .lavoro . Mentre nel lavoro fuori casa i confini temporali e spaziali sono ben delimitati, nel lavoro a casa non è così. Siamo nella nostra casa  e spesso lavoriamo  in spazi per così dire multi uso. Quindi è cosa opportuna e utile per la nostra salute provare a delimitare la postazione lavoro e fissare degli orari in cui non potete guardare né schermi né notizie. Se possibile, definire una stanza dove la tecnologia non può entrare, come ad esempio la stanza da letto, è cosa altrettanto utile.

Spesso lo smart working ci costringe a lunghe ore seduti/e al computer .

Inserire l’attività fisica nella nostra quotidianità facendo ginnastica o esercizi di yoga eseguibili anche a casa può essere d’aiuto sia a staccare l’attenzione dal lavoro per quella mezz’ora, quarto d’ora necessari o a concederci un piccolo spazio relax.

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SMART WORKING: di cosa si tratta?

Cos’è lo smart working

Da alcuni anni,  e ora con l’emergenza coronavirus, il panorama del lavoro in Italia si è arricchito di una nuova locuzione, usata dai giornalisti ma anche in azienda: lo smart working. Tuttavia, se di smart working tanto si dice, altrettanto vero è che a volte di smart working poco si sa, benché dietro questa espressione sussista addirittura una legge dello Stato, la Legge n. 81/2017.

Lo smart working è una modalità di svolgimento, esclusivamente valevole per i rapporti di lavoro subordinato, grazie alla quale il datore conferisce al suo dipendente la possibilità di svolgere le sue mansioni in orari e luoghi diversi da quelli abituali. Definito ufficialmente “lavoro agile”, non rappresenta una tipologia contrattuale. Insiste, anzi, entro il rapporto di lavoro preesistente, integrando quanto da esso previsto con scadenza determinata o anche a tempo indeterminato.

Messa a punto sulla base di un accordo scritto che datori e lavoratori stipulano insieme, questa forma di flessibilità lavorativa consente di risolvere potenzialmente numerose situazioni, prime tra tutti quelle poste dalla vita personale dei lavoratori. Necessità di accudimento, viaggi troppo lunghi per andare a lavoro, trasferte inevitabili e problemi di salute sono tra le possibili cause che spingono i lavoratori a chiedere il beneficio. Lavoratori che in questo modo possono ritagliarsi spazi e modalità per avere cura delle loro esigenze di vita pur mantenendo intatto l’orario di lavoro e, perché no, il loro stipendio.      (F. Toscano ricercatore UNIBO)

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