PESCI ROSSI NELL’ARTE

Da bambina desideravo tanto avere un gatto. Mia madre però non ne voleva sapere assolutamente e così ho dovuto ridimensionare il mio desiderio di un animale domestico dirottandolo su un minuscolo pesce rosso. Il quale pesce rosso, a differenza di qualsiasi gatto, aveva un micidiale istinto suicida che lo portava a balzare fuori dalla vaschetta appena giravo le spalle (avete presente la scena di Amelie?).

Quando il pesce Brodino (questo il nome che gli avevo dato, presagendo evidentemente una brutta fine…) non finiva i suoi giorni spiaccicato sul pavimento, lo trovavo a galleggiare a pancia all’aria, pallido, stecchito.
Insomma non ci sapevo fare, li facevo morire tutti. Non solo: il fatto che i miei compagni avessero cani e gatti e io il pesce rosso mi faceva sentire definitivamente una sfigata.

Ho rivalutato i pesci rossi solo di recente, da quando ho scoperto che nell’Ottocento erano considerati molto chic e si trovavano solo nelle abitazioni di lusso (mentre cani e gatti ce li avevano tutti). Lo testimoniano decine di dipinti con scene di genere che ho prontamente raccolto su Pinterest.

In verità i pesci rossi erano stati introdotti in Europa dall’estremo oriente già nel XVII secolo (negli Stati Uniti invece arriveranno solo nel 1850, diventando subito popolarissimi). Per via della loro livrea luccicante erano considerati simbolo di prosperità e così i pesci rossi divennero un tradizionale dono degli uomini sposati alle loro mogli, in occasione del primo anniversario di matrimonio.

Nei dipinti compaiono sempre dentro una bella boccia sferica di vetro soffiato, molto più bella della mia vaschetta rettangolare di plastica…
Era un oggetto col quale i pittori davano sfoggio di bravura nelle trasparenze e, soprattutto, nei riflessi. Un po’ come lo specchio convesso degli Arnolfini.

Ma quando compare questo soggetto nei dipinti? Il quadro più antico che ho trovato risale al 1765. Si tratta di un compassato ritratto femminile completato dalla boccia dei pesci rossi. Un gatto che cerca di afferrarli aggiunge alla scena ironia e naturalezza.

Il tema del ritratto con pesci nella boccia lascerà rapidamente il posto a scene più spontanee, in cui i personaggi sono intenti ad osservare i pesci. Con lo scorrere delle date è evidente anche un cambiamento stilistico, pur mantenendo lo stesso tema.

L’abbinamento più frequente è quello della donna elegante con boccia di pesci rossi.

Ma non mancano immagini di bambini incantati a guardare il nuoto dei pesci.

Ma forse i più interessati sono gli animali… i gatti, in particolare, si stanno già leccando i baffi!

Ma c’è un artista che, ancora più dei gatti e dei bambini, è rimasto stregato dal placido moto dei pesci nel loro vaso, fino a dedicare loro decine di tele. È Henri Matisse, uno dei pochi artisti del Novecento ad aver dipinto i pesci rossi.

Le altre apparizioni novecentesche dei pesci rossi rompono completamente con la tradizione, come questa geniale scultura in fil di ferro di Alexander Calder del 1929…

… o questo splendido scatto di Herbert List del 1937.

Certo, volendo guardare la vicenda dal lato del pesce non è che se la sia passata bene. Arte o non arte, girare in tondo dentro una palla di vetro non è esattamente la massima aspirazione per un animale. Ma qui vi racconto immagini ed epoche, senza giudizi, con il gusto di scoprire come andava il mondo.

Ah, a proposito… da almeno vent’anni ho sempre avuto un bel po’ di gatti. I pesci rossi saranno anche aristocratici ma preferisco animali più intraprendenti (ehm… si fa per dire).

(Emanuela Pulvirenti)

ARTE TERAPIA ON LINE : come usarla?

Durante la tua sessione online puoi scegliere di usare i tuoi materiali artistici come pastelli, matite, penne, vernici, pasta per giochi, ecc.  Se non hai materiali , basterà matita , penna ….

Inoltre, troveremo probabilmente molte immagini e metafore mentre parliamo.

E’ un modo così potente di comunicare la tua esperienza e le tue speranze su come  stai vivendo questo periodo di quarantena.

Potresti anche utilizzare materiali  un incontro e l’altro, scatenati da ciò che accade nell’incontro.

Puoi inviarmi via e-mail le tue immagini per consentirci di discuterne nella sessione successiva (o semplicemente tenerle davanti alla telecamera!)

gabriella.castagnoli@arteterapiabologna.it

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Le mappe cognitive di Lynch

 Il primo  modello di mappe cognitive ce lo ha regalato Lynch (1960) che lo costruì dai molti dati che raccolse ricavati da disegni , descrizioni verbali,  e altri metodi. Estrasse 5 componenti fondamentali dell’immagine di una città: piste, margini ,zone, nodi e punti di riferimento. Dopo Lynch, Garling,Book e Lindberg (1984) identificarono altre carateristiche importanti per identificare  anche alcune componenti socioaffettive delle mappe cognitive  in relazione  a bisogni e scopi dell’individuo: places(luoghi)nei loro aspetti fisici e nelle loro funzioni,spatial relations (relazioni spaziali) e i travel plans (piani di viaggio).

Mappa cognitiva

Cos è? La rappresentazione interna  che ci facciamo di un ambiente , delle strade che possiamo prendere per percorrerlo, dei suoi elementi percettivamente più rilevanti, degli oggetti che possono essere utili per i nostri scopi e di quelli che possono metterci in pericolo o ostacolarci.      

Cosa serve? ha la funzione di dare senso alla complessità delle informazioni ambientali  e di permettere alcuni comportamenti spaziali dell’individuo e i suo uso dell’ambiente.

Distanza sociale

Dopo la distanza intima e quella personale, parliamo della distanza sociale.

La distanza sociale, tra i 120 e i 360 centimetri, è quella delle interazioni più formali , ad esempio nel lavoro. Con questa distanza si usa in genere un tono di voce più alto e i dettagli del viso e dell’espressione dell’interlocutore sono meno facilmente visibili.