Alimentazione: una questione di cibo e amore e…autonomia:prevenzione e sostegno psicologico

 

Nei giorni scorsi abbiamo parlato di alimentazione in relazione allo sviluppo infantile e alle varie fasi che attraversa. Abbiamo detto che caregiver , famiglia, insegnanti costituiscono l’ambiente relazionale all’interno del quale matura la relazione  verso e con  il cibo. Vediamo ora come attivarci per orientare positivamente il rapporto con il cibo:

  •  la proposta di un programma   di educazione alimentare, proposta da nutrizionista e psicologa in sinergia, costituisce una risorsa possibile per effettuare un intervento di prevenzione primaria che tenga conto delle variabili emotive e relazionali, connesse all’alimentazione. Secondo l’Institute of Medicine of the National Accademy of Sciences, possiamo ricorrere a svariate modalità di prevenzione: universale, selettiva e mirata. Le forme di prevenzione che si rivolgono ad un alto numero di soggetti con programmi di comunità strutturati, ovvero le campagne educative, si propongono di raggiungere quella fascia di popolazione ritenuta ad alto rischio con programmi da svolgere proprio nelle scuole. Queste ultime, con la collaborazione della famiglia, possono diventare luogo di prevenzione in cui trovare: informazione, educazione alimentare ed interventi ambientali inerenti l’alimentazione (ad esempio l’incremento di programmi di educazione fisica o il controllo dei pasti offerti dalla mensa scolastica).
  • la SCUOLA Questi interventi richiedono una conciliazione fra l’utilizzo delle linee guida internazionali nutrizionali ed il patto educativo scuola-famiglia. La mensa a scuola rappresenta l’occasione di una nuova convivialità per i bambini e dunque una valida esperienza dello “stare a tavola” in cui tradizioni alimentari ed utilizzo dei cinque sensi si fondono e si condividono con il gruppo dei pari e con la maestra.

E’ importante dunque che l’esperienza del cibo, data la sua complessità, venga vissuta attraverso momenti informativi e formativi con lo scopo di:

  • sensibilizzare i genitori sull’importanza psicologico-emotiva del primo incontro con il cibo, ovvero dalla fase di allattamento;
  • promuovere fiducia ed “allenare” le capacità intuitive dell’adulto, che sia il genitore o l’insegnante a mensa, nel cogliere lo stato emotivo del proprio bambino o dell’alunno al fine di distinguere bisogni fisiologici come la fame da bisogni relazionali;
  • evitare usi impropri del cibo all’interno di dinamiche di potere (“se non mangi viene il vigile!”), del ricatto (“se non finisci la pasta non ti porto alle giostre!”), dell’affettività (“se non mangi divento triste!”) o ancora di comparazione rispetto ad altri bambini (“guarda com’è bravo tuo cugino, lui mangia senza problemi!”);
  • imparare ad “abitare la tavola” intesa come esperienza con regole e spazi esplorativi in un clima di serenità, tanto da consolidare l’esperienza della convivialità come un buon incontro.

 

“Incontri e cicli di incontri per genitori, bambini e adolescenti “per imparare ad apprezzare e godersi il cibo in serenità”

 

(Stateofmind, F.Rendine,M.G.Fiore)

bimbi a tavola GABRIELLA CASTAGNOLI

BAMBINI E CORONAVIRUS: i genitori devono essere presenti durante i test on line?

 

Gli psicologi  valuteranno i benefici e i limiti della presenza dei genitori quando provano a condurre valutazioni tramite la connessione a distanza.
Ai genitori viene solitamente chiesto di lasciare la stanza durante i test di persona, per una serie di motivi, tra cui il tentativo di seguire il protocollo utilizzato nella standardizzazione, la riduzione della potenziale ansia da prestazione nei bambini, il mantenimento della sicurezza dei test e altri fattori. Gli psicologi che somministrano i test considereranno attentamente se e come i genitori dovrebbero essere invitati a lasciare lo spazio nelle proprie case e in che modo ciò può influenzare l’amministrazione e l’interpretazione del test.
Al contrario, quando si testano i bambini più piccoli in un ambiente clinico,nello  studio dello psicologo, i genitori in genere rimangono nella stanza. Questo può aiutare i bambini a sentirsi più a loro agio in presenza di uno sconosciuto e aiutare a gestire comportamenti difficili.
Durante i test nelle nostre usuali aree di lavoro,gli studi,  gli psicologi possono spesso mantenere un certo senso di controllo nella stanza, anche quando i genitori sono presenti. Ad esempio, possono offrire indicazioni su quando un genitore dovrebbe o non dovrebbe intervenire o dove dovrebbe sedere un genitore durante la valutazione.
Questo può essere più impegnativo quando i genitori sono presenti nella stanza della propria casa. Gli psicologi  discuteranno e concorderanno la presenza dei genitori nella stanza come parte della loro più ampia discussione su come stabilire le migliori condizioni possibili per i test. (American Psychological Association)

.art therapy on line

SMART WORKING: strutturare il lavoro in home office

 

Lavorare in smart working a tempo pieno o part time, ad esempio solo alcuni giorni la settimana, presenta lati positivi e negativi.
La prima cosa da fare è organizzare la propria quotidianità, se necessario con un programma orario, avendo cura di condividere le pause con i vostri familiari. Saranno momenti importanti da passare insieme agli altri componenti  della vostra famiglia.

Uno dei lati faticosi può essere quello di farsi risucchiare dal .lavoro . Mentre nel lavoro fuori casa i confini temporali e spaziali sono ben delimitati, nel lavoro a casa non è così. Siamo nella nostra casa  e spesso lavoriamo  in spazi per così dire multi uso. Quindi è cosa opportuna e utile per la nostra salute provare a delimitare la postazione lavoro e fissare degli orari in cui non potete guardare né schermi né notizie. Se possibile, definire una stanza dove la tecnologia non può entrare, come ad esempio la stanza da letto, è cosa altrettanto utile.

Spesso lo smart working ci costringe a lunghe ore seduti/e al computer .

Inserire l’attività fisica nella nostra quotidianità facendo ginnastica o esercizi di yoga eseguibili anche a casa può essere d’aiuto sia a staccare l’attenzione dal lavoro per quella mezz’ora, quarto d’ora necessari o a concederci un piccolo spazio relax.

smart-working da casa

Adolescenti in quarantena : sostenere l’autostima

Oltre al responsabilizzare  , di cui abbiamo parlato ieri, gli adulti possono incentivare gli aspetti riflessivi degli adolescenti.

Come?

Oggi parliamo di come  Creare uno spazio e un tempo che dedichiamo ad ascoltarli: aiutarli a riflettere su sé stessi, sugli altri e sul mondo.

Incominciamo a costruire con loro un pensiero su sé stessi , sugli altri e sull’ambiente che li circonda in modo da aiutarli ad esprimersi meglio e a sentirsi più sicuri.

L’ascolto non giudica ma si mette in contatto con le emozioni portate dal ragazzo/a

Se diamo un giudizio rischiamo di chiudere anziché aprire il canale di comunicazione o mettere ostacoli che rendono difficile o impossibile la trasmissione dei contenuti della comunicazione.

Come possiamo fare ?

– poniamo domande semplici , prendendo spunto da fatti quotidiani che sentiamo in questo periodo di emergenza ed isolamento. Ad esempio: Che ne pensi di questa cosa? Come ti fa sentire questa cosa? Cosa pensi di questo comportamento?

Nominiamo le emozioni a partire dalle nostre…….

per approfondimenti: gabriella.castagnoli@arteterapiabologna.it

 

adolescenti arte terapia gabriella castagnoli

 

L’AZIENDA E L’EVENTO SUICIDARIO

azienda benessere psicologa gabriella castagnoli

Quando un evento stressogeno come quello suicidario accade in azienda non possiamo non prendere in considerazione l’impatto sul gruppo di lavoro. Dopo la fase iniziale di crisi connotata dell’evento,dalle indagini e dal rito funebre, , possiamo aspettarci che i colleghi, anche se non a stretto contatto con la persona scomparsa, manifestino pensieri di colpa, lutto e rabbia anche se con modalità differenti tra loro. Qualcuno si esprime direttamente mentre altri sembrano non essere toccati dall’evento ma occorre sapere che si tratta di modalità diverse di reazione all’evento e che chi si occupa di risorse umane deve tener d’occhio la situazione e prestare un ascolto attento a quanto accade . Rispetto e sensibilità sono chiavi necessarie per facilitare un rientro al lavoro con buon esito. Le linee guida e la ricerca ci dicono che occorre fornire adeguate informazioni (educazione) sul suicidio assicurandosi che i lavoratori ne abbiano ben compreso la complessità e che si rassicurino che non potevano fare nulla di più di quello che hanno fatto. Possiamo attivare un gruppo di supporto ed eventualmente un gruppo di mutuo auto aiuto che permetta di portare avanti la condivisione alla pari. Può essere utile predisporre un supporto individualizzato per chi ne fa richiesta. E’ altresì importante tener d’occhio le performances lavorative e le modalità relazionali quotidiane in quanto variazioni repentine o eccessive possono indicarci difficoltà connesse all’evento che potrebbero trasformare le difficoltà personali in difficoltà lavorative e quindi inficiare il servizio offerto dall’azienda. Può essere opportuno un follow up di verifica dopo 3 – 6 mesi e a 1 anno.