Data l’importanza della resilienza nella vita dei bambini, cerchiamo di capire come sostenerla o coltivarla. L’American Psychological Association (APA) ha stilato un serie di 10 consigli che possono essere utili ai genitori, che non consistono tanto in un indottrinamento, ma nella creazione di uno stile di vita improntato alla resilienza.
Eccoli qui di seguito:
Creare dei legami: incoraggiare il bambino a creare dei legami e a sviluppare empatia per gli altri invece di mettersi in competizione.
Aiutare il bambino ad avere un atteggiamento di aiuto: il bambino che si sente da solo può comprendere come chiedere aiuti offrendosi lui stesso come appoggio agli altri.
Routine giornaliera: una routine aiuta a sentirsi padrone del tempo e delle proprie attività
Prendersi una pausa: in una routine il prendersi una pausa diventa un modo per evitare di essere sempre troppo preoccupati che le cose “vadano per il verso giusto”. Ogni tanto occorre concedersi un pò di tempo libero.
Insegnare a prendersi cura di sè: i bambini devono imparare gli impegni, ma anche il relax e il tempo libero da autogestirsi.
Pensare a degli obiettivi: è utile stabilire delle tappe che però siano adeguate all’età e alle capacità personali.
Nutrire una visione positiva di sé: sottolineare come si è riusciti a superare gli ostacoli e le sfide per aiutarlo a non abbattersi davanti a quelle future.
Offrire una prospettiva: i bambini non riescono ancora ad inquadrare i comportamenti e gli avvenimenti in una prospettiva a lungo termine.
Auto-conoscenza: nelle piccole avversità i bambini scoprono molto di loro stessi, si può aiutarli a comprendere come sono cambiati.
Accettare il cambiamento come parte della vita: i cambiamenti spaventano, occorre aiutare i bambini a vederli come opportunità per crescere e sperimentarsi in qualcosa di nuovo.
A fine 2016 sono state rese pubbliche le nuove linee guida dell’American Academy of Pediatrics su tempo e modi con cui i bambini possono stare davanti agli schermi di televisione, computer, tablet e smartphone.
Le prime linee guida in relazione al cosiddetto “screen time” erano state redatte nel 2011. Erano granitiche e fortemente restrittive: nessuno schermo prima dei 2 anni e un’esposizione di massimo 2 ore al giorno per i bambini più grandi. Di fronte ai rapidi cambiamenti tecnologici in atto e in seguito alla rapida diffusione degli schermi touch (anche nelle famiglie), nell’ottobre 2015 i pediatri americani sentirono la necessità di cambiare la loro posizione in favore di una maggiore articolazione e pubblicarono quindi sulla rivista ufficiale dell’associazione un articolo intitolato “Beyond ‘turn it off’: How to advise families on media use”. Con questo intervento rimettevano in discussione le limitazioni al tempo-schermo precedentemente stabilite, dispensando consigli dettati in larga parte dal buonsenso, oltre che dall’evidenza scientifica, e dando enfasi alla qualità dei contenuti proposti e alla condivisione dell’esperienza di visione/utilizzo. Alla base del processo di apprendimento e della maturazione di importati skill del bambino, come l’empatia, il pensiero creativo, il controllo delle emozioni, c’è sempre infatti l’interazione reale con l’altro.
In quell’occasione era stata promessa la pubblicazione di nuove linee guida ufficiali, che sostituissero le precedenti.
Le linee guida 2016 per il tempo schermo dei bambini
Bambini fino ai 18 mesi: evitare l’utilizzo degli schermi, anche per videochiamate. I genitori di bambini tra i 18 e i 24 mesi che volessero introdurre ai propri bambini gli schermi digitali dovrebbero scegliere programmi e app di alta qualità, condividendo l’esperienza di utilizzo e visione con i propri piccoli per spiegare loro cosa stanno vedendo. In generale, non avere fretta di introdurre la tecnologia ai bambini: il suo utilizzo è ormai così intuitivo, che in pochissimo tempo, al momento giusto, impareranno ad usarla.
Bambini dai 2 ai 5 anni: limitare l’esposizione agli schermi a un’ora al giorno, scegliendo programmi e app di alta qualità (come quelli di Sesame Street), che possano per esempio migliorare le competenze linguistiche. Sfortunatamente, rileva l’AAP, molte delle app definite “educative” negli appstore non coinvolgono nella loro progettazione veri specialisti o figure accademiche e non sono pensate per un utilizzo condiviso, per esempio tra genitore e figlio, prediligendo piuttosto l’uso in autonomia. Spesso gli ebook (o app narrative) pensate per i più piccoli presentano interazioni che più che aumentare l’esperienza di lettura introducono elementi di distrazione, quindi anche in questo caso è bene valutare i titoli che si sottopongono ai bambini. Anche in questa fascia d’età è consigliabile affiancare i bambini mentre utilizzano i media, per aiutarli a capire cosa stanno vedendo.
Bambini oltre i 6 anni: dare limitazioni chiare al tempo speso davanti agli schermi, anche a seconda del tipo di medium utilizzato, assicurandosi che il tempo schermo non tolga spazio ed energie ad altre attività che il bambino deve svolgere nel corso della giornata (giocare, studiare, dormire…) e che non inneschi abitudini poco salutari. Ancora una volta viene ribadito: “Content is crucial”, soprattutto quando si parla di programmi televisivi. Stabilire insieme i momenti media-free, come quelli dei pasti o della guida in auto, così come zone media-free della casa (le camere da letto, per esempio). Tenere aperta la comunicazione con i propri figli sui temi della sicurezza, anche online, e dei comportamenti nella sfera digitale.
I genitori: non lasciare la televisione accesa senza che nessuno la guardi, crea inutili interferenze mentre i bambini giocano o mentre interagiscono con i genitori o fra di loro. Un utilizzo massiccio dei device digitali da parte dei genitori rischia di ridurre le interazioni in famiglia, sia verbali che affettive. E dal momento che l’esempio dei genitori è sempre fondamentale nell’educazione dei figli, è bene che anche il rapporto degli adulti con tali strumenti sia ponderato e consapevole.