AI TEMPI DEL CORONAVIRUS: ridisegnare i confini

Davanti ad alcuni mesi di trauma collettivo da pandemia che ci ha costretto a misure restrittive e di distanziamento sociale   producendo incertezza e imprevedibilità  si richiede un monitoraggio della ripresa e la  costruzione di una memoria collettiva per elaborare il trauma e i lutti .

L’esplosione dei confini spazio-temporali: tempodellavoro/tempoextralavoro, tempodellascuola/tempolibero, spaziodilavoro/spazio/dicasa, spaziostudio/spaziohobby……richiede una riorganizzaione della vita nelle sue componenti spaziali, temporali e relazionali.  E psicoemotive. Richiede confini,delimitazioni utili a ridisegnare modalità di vita nuove.

Richiede la messa in campo di misure utili a  facilitare  le relazioni e la ripresa perchè maturi la fiducia nell’immaginare e desiderare in maniera vitale  il futuro .

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AI TEMPI DEL CORONAVIRUS: il lavoro

Parliamo di cambiamento, quello già avvenuto in maniera repentina e inaspettata, e quello più graduale che sta avvenendo sotto i nostri occhi. Sappiamo che i cambiamenti sono di per sé graduali : passare da un’ottica del controllo  a un’ottica   dell’obiettivo, che premia i risultati con un ‘occhio attento al rischio di dipendenza e di stress lavoro correlato richiede un accompagnamento appunto graduale . La necessità di accompagnare le aziende in un cambiamento non solo delle condizioni concrete in cui si andrà a operare( pensiamo a tutte le misure di protezione e distanziamento) ma anche della gestione delle risorse umane che si troveranno, aldilà dei diversi ruoli organizzativi, a sperimentare un ambiente nuovo sia dal punto concreto che relazionale , che dal punto della percezione psicologica che sappiamo influenza in maniera così importante i nostri comportamenti.

Così pure torna  l’elemento incertezza/imprevedibilità e rischio della certezza del lavoro . Perdita del lavoro e riconversione sul mercato e dunque riqualificazione, incontro domanda-offerta, sicurezza sul lavoro, turnazione,orari, ecc ci danno anche qui la possibilità di pensare con più ampio respiro alla Sicurezza e alla Salute sul lavoro (salute non solo come assenza di malattia ma come uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale- Organizzazione Mondiale della Salute ).

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AI TEMPI DEL CORONAVIRUS: il lavoro

Anche nel mondo del LAVORO il Covid19 ha impattato diversamente le diverse categorie di lavoratori (aziende, dipendenti,lavoratori autonomi, lavoratori irregolari). L’introduzione improvvisa e massiccia di una modalità di lavoro intermedia tra Telelavoro (si intende un lavoro che si svolge a distanza rispetto alla sede centrale: diffusosi negli anni ’70 grazie allo sviluppo delle tecnologie informatiche, i teleworkers lavoravano per lo più da casa o in un luogo specifico decentrato mentre per la smart working (disegno di legge del gennaio 2016) ,lavoro agile,non è più obbligatorio legarsi a un luogo fisico fisso in cui lavorare oltre ad altre misure specificate nel disegno di legge),  e smart working ha polverizzato i confini tra vita e spazi lavorativi e vita/spazi privati. Secondo lì Osservatorio Nomisma nell’aprile 2020 le persone che lavorando da casa salgono da 570mila  2milioni circa in maniera appunto repentina. Sappiamo che il lavoro agile può portare benefici sia per i datori di lavoro in risparmio di costi che per i lavoratori in risparmio di spostamenti, flessibilità) che per l’ambiente che vede minori flussi di trasporto. Allo stesso tempo è una modalità che ( come indica Legge 81/2017) richiede di essere  applicata in maniera graduale ,  con il consenso di datore di lavoro e lavoratore, verificando le condizioni tecnologiche ma anche familiari (pensiamo a questo periodo in cui a gestione dei bambini era problematica) all’interno di un cambiamento culturale di più ampio respiro.

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LA VITA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS: il trauma

Credo che si possa  pensare alla pandemia Coronavirus come trauma sociale, collettivo e questo   ci permette di incominciare a ragionare su pratiche (riti, commemorazioni, ad es funerale “collettivo”, testimonianze, performance artistiche, ecc) che hanno lo scopo di costruire una memoria collettiva  e condivisa del tempo del coronavirus  attraverso la voce e il dare voce ai tanti gruppi sociali  coinvolti (dal personale sanitario che ringraziamo per essersi prodigato per la salute di tutti, alle persone che hanno subito un lutto , ai familiari, coloro che hanno fatto quarantena , ai bambini che hanno subito in silenzio le regole, alle persone chiuse in situazioni di violenza domestica, alle persone diversamente abili psicofisiche , ecc). Senza silenziare   i gruppi minoritari di cui in questo periodo abbiamo sentito parlare molto poco o nulla.

I riconoscimenti economici sono fondamentali e basilari alla sopravvivenza come pure quelli terapeutici ma  penso che il covid19 ci dia il modo di attivare un PRE- PENSIERO cioè di   incominciare a ragionare anche su modi di costruire una  un elaborazione del trauma e dei  tanti lutti che possa essere sentita propria da tutte le persone che, pur avendola vissuta ognuno in maniera unica , vi si possono riconoscere in un’esperienza  .  Questo  ci  può aiutare poi, a tempo concluso, a uscire dall ’ esperienza traumatica. Non diamo nulla per scontato, occorre mettere in campo misure, comportamenti , pensieri, progetti.

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