Anche nel mondo del LAVORO il Covid19 ha impattato diversamente le diverse categorie di lavoratori (aziende, dipendenti,lavoratori autonomi, lavoratori irregolari). L’introduzione improvvisa e massiccia di una modalità di lavoro intermedia tra Telelavoro (si intende un lavoro che si svolge a distanza rispetto alla sede centrale: diffusosi negli anni ’70 grazie allo sviluppo delle tecnologie informatiche, i teleworkers lavoravano per lo più da casa o in un luogo specifico decentrato mentre per la smart working (disegno di legge del gennaio 2016) ,lavoro agile,non è più obbligatorio legarsi a un luogo fisico fisso in cui lavorare oltre ad altre misure specificate nel disegno di legge), e smart working ha polverizzato i confini tra vita e spazi lavorativi e vita/spazi privati. Secondo lì Osservatorio Nomisma nell’aprile 2020 le persone che lavorando da casa salgono da 570mila 2milioni circa in maniera appunto repentina. Sappiamo che il lavoro agile può portare benefici sia per i datori di lavoro in risparmio di costi che per i lavoratori in risparmio di spostamenti, flessibilità) che per l’ambiente che vede minori flussi di trasporto. Allo stesso tempo è una modalità che ( come indica Legge 81/2017) richiede di essere applicata in maniera graduale , con il consenso di datore di lavoro e lavoratore, verificando le condizioni tecnologiche ma anche familiari (pensiamo a questo periodo in cui a gestione dei bambini era problematica) all’interno di un cambiamento culturale di più ampio respiro.