Dire smart working non equivale a dire telelavoro: con lo smart working, la flessibilità è molto più ampia. Non si tratta di lavoro a distanza e basta, ma di una serie di ampie possibilità agenti sia per quanto riguarda i tempi , gli orari e i giorni e ovviamente il dove. E pur portando verosimilmente a un lavoro comunque spesso a casa, rende quest’ultimo concepibile in altri e più modi.
Si può lavorare da casa, ma anche dal treno, dal giardino o dalla sala d’attesa del centro cui si accompagna canonicamente il proprio congiunto. Lo si può fare in orario di ufficio, ma anche in altri momenti della giornata e in forme meno continue, ad esempio dividendo il proprio tempo in slot “lavorabili”. E ogni giorno della settimana può essere diverso dall’altro. Con forme di lavoro agile che non corrispondono sempre al medesimo esercizio di flessibilità.
Se a un primo sguardo lo smart working può sembrare una semplice possibilità che flessibilizza il lavoro, c’è da riconoscere però che questa modalità di svolgere la propria professione è molto di più. E più che essere un modalità, costituisce un vero e proprio paradigma. (F. Toscano UNiBO)